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Trinità è amore

Da giovane, udii un mio superiore riferire l’argomento che un monsignore indicava a chi trovava difficoltà a credere alla Trinità : “credi pure, tanto non li devi mantenere tu!”. Tra lepidezza e bestemmia.

I vocabolari italiani non si sbilanciano: è un dogma cristiano. E pongono la Trinità nella categoria dei dogmi, categoria astratta che non interferisce nel cammino  quotidiano.

Tempo fa udivo un protestante passato al musulmanesimo: “La Trinità non mi va giù, perché è un’invenzione del quarto secolo”.

Per noi, la parola Trinità fa sussultare il cuore, molto prima che stimolare l’intelletto.

 Infatti, quando l’amore unisce due persone fino a renderle entrambe intime e trasparenti, sgorga spontaneo il bisogno di confidare tutto di se stessi, affinché nulla dell’una sia estraneo all’altra. L’amore è viscerale, perché giunge all’intimità non solo dei corpi, ma della vita intera.

La Trinità è l’apice del dono di amore del Padre. Ci ama davvero, e in Gesù ci svela tutto di sé, come “è fatto”, che cosa avviene nel suo più intimo, nella struttura misteriosa, impenetrabile, della sua realtà.

La Trinità è il più grande atto di amore, quello che esprime l’intimo di Dio. Oltre alla Trinità non si può andare.

Proprio perché noi, cristiani, nella Trinità vediamo e accogliamo tutto l’amore del Padre, fremiamo di gioia e di commozione anche solo all’udire la Parola. Dio è un grande, immenso, amante Padre, che ci confida tutto di sé. E intuire la dinamica del rapporto intimo del Padre, ci rende gioiosi e riconoscenti.

Fino a che noi, cristiani, ci terremo distanti dalla Trinità, non conosceremo che cosa è l’amore.

GCM 04.02.10