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Infinito

Di fronte all’infinito leopardiano, si colloca il vero infinito, ben oltre una siepe per vagare in spazi immensi. Il vero infinito non è un posto che si estende a elastico inteminabile, ma è una realtà semplice e fuori portata della nostra mano e della nostra fantasia.

Il perderci in questa realtà, il naufragare in essa, è stimolato dalla mistica, ossia dall’influsso sconosciuto dello stesso infinito reale in noi.

Il nostro “sentimento oceanico” è incapace di naufragare in Dio, se Dio non ci attirasse in sé nello Spirito Santo. Ed è proprio questa attrazione, riconosciuta con umiltà, e desiderata con gioia, che imprime gioia e spazio alla nostra preghiera.

Quando mi accorgo di Dio, non è soltanto la mia capacità interiore che si attua, ma è sempre lo Spirito di Dio, che mi rende abile ad accorgermi e ad immergermi.

Ed ecco gli spazi silenziosi della preghiera “del cuore”. Dono questo che il Padre offre a tutti, e che pochi accettano e vivono. Gli spazi silenziosi, senza immagini, senza parole, ma ricolmi di esistenza.

Esistere in questi spazi, lasciandoci cullare da essi, con la certezza di trovarci nelle braccia del Padre, nelle quali naufragare dolcemente.

Gesù ha vissuto questo naufragio. I santi lo hanno vissuto e lo vivono. Per entrare e tuffarci in esso, la porta resta sempre aperta e invitante. Per tuffarci nel Padre, non occorre più un lasciapassare, perché Gesù ne è la via, lui, la porta.

A noi è richiesto il silenzio, un silenzio bramoso di amore.

GCM 03.08.10, pubblicato 30.09.10