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Trinità - 1

La liturgia dedica una solennità al ricordo della Trinità. Un giorno per ricordarci la nostra esistenza stessa in Dio.

E’ come se di tanto in tanto dovessimo ricordarci dell’aria che respiriamo e che ci mantiene in vita.

Purtoppo nel nostro catechismo ci è stata presentata la Trinità come uno dei tanti dogmi che siamo costretti ad ammettere, una convinzione che non ci prende tutti, ma che siamo obbligati ad “ammettere” se ci sta a cuore evitare la condanna.

La Trinità può diventare, quindi, un fatto intellettuale, per giunta incomprensibile e misterioso, che ci passa sopra il capo, senza sfiorarci.

Siccome il discorso sulla Trinità è affrontato dai teologi, che influiscono sulle decisioni di alcuni concili ecumenici, e da questi scorre nel simbolo di fede o nel prefazio della liturgia, allora siamo tentati di lasciarlo agli interessi dei teologi, chiudendo gli occhi su ciò che essi speculano.

Invece noi viviamo di Trinità. Tuffati nel seno di Dio, grazie al nostro condividere, coscienti o meno, la vita di Gesù.

La Trinità è per noi questione di vita (o di morte?), come e più dell’aria che respiriamo. Gesù ci parla del Padre e dello Spirito Santo, nnon tanto per farci conoscere Dio, ma perché impariamo a conoscere noi stessi, inseriti nella relazione con Dio.

Se rileggiamo con tranquillità e con il cuore rivolto a Gesù che parla, un brano del Vangelo di Giovanni, nel quale Gesù parla di sé, del Padre, e dello Spirito di verità, allora ci si sente immersi nel semplice e trino mistero di Dio.

Questo brano è inserito nel discorso di Gesù rivolto ai suoi, prima di essere ucciso. Giovanni lo colloca al capitolo 16 (versetti 12-15) del suo Vangelo.

GCM 05.06.10,  pubblicato 21.09.10