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Dio qui

Dio è un Padrone trascurato. Così che molti di noi si illudono di essere entrati nella sua vigna, pur oziando anziché lavorare.

E’ un padrone trascurato, ma attende la sera per regolare i conti.

Il concetto di un dio lontano e padrone superbo, che camminando col suo mantello a strascico, spazza via gli uomini, come fossero formiche, è una eredità dell’Illuminismo. Si dipinse volutamente un dio grandissimo e distaccato, per abituare gli uomini a temerlo, a trascurarlo, e a farsi beffe di lui. Dio padrone, con servi che lo imbrogliano.

Se questa è la ”illuminazione” su Dio, che cosa può essere l’illuminazione sugli uomini se non una falsità?

Il metodo positivistico dà molti risultati, se serve  a guardarsi la punta del naso, ma sbaglia quando pretende di guardare oltre.

E’ molto più bello il Dio di Gesù, quel Dio che è vicino, “nella bocca e nel cuore”, come già era affermato nell’Antico Testamento.

Il Dio di Gesù non è padrone, ma è Padre, che dona a tutti i suoi averi, perfino dona suo Figlio. Egli non ci schiaccia con il manto pesante, ma eleva i suoi figli, porta nel suo braccio gli agnelli e le pecore ferite, come si trova scritto nell’Antico Testamento.

Gesù moltiplica questa visione paterna di Dio, perché egli stesso nelle mani di Dio affida il suo spirito, e perché rende il Dio così vicino, da impersonarlo in sé, e da inserirlo in noi, attraverso lo Spirito Santo e l’Eucarestia.

GCM 02.03.09