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Morte e vita

Il Vangelo di oggi ci squaderna allegramente due casi di restituzione alla vita, secondo il potere e l’opera di Gesù.

I giornali di oggi, forse in maniera forzosamente anodina, riferiscono della sottrazione di un’handicappata dalla casa di cura dove l’avevano seguita per diciassette anni, per affidarla a un’altra casa di cura dove tutto sembra pronto per procurarle la morte.

Il Vangelo ci riferisce di un padre, che si rivolge a Gesù per la vita della figlia. I giornali ci riferiscono di un padre tenacemente rivolto ai giudici per la morte della figlia.

Due padri e due ricorsi. Vita e morte. Nella sequenza del giorno di Pasqua, troviamo: “La morte e la vita hanno ingaggiato uno spettacolare conflitto. Il conduttore della vita che era morto, ora regna da vivo.”

Gesù ha il vizio di esaltare la vita negli altri e in sé. Un vizio talmente incoercibile e radicato, che perfino il toccare il suo mantello sprigiona la vita nella donna affetta da metrorragia.

La vita è la cifra di Dio. La morte è la cifra del Satana. Per invidia si scatenò la morte nel mondo. La vita è qualche cosa di divino, e, nell’uomo, si iniziò quando Dio soffiò nelle narici del pupazzo Adamo, per trasformarlo in un animale vivente.
Quel soffio si è propagato in tutti. E noi, oggi, viviamo di quel soffio divino, che sarà - a suo momento - ricuperato dal Padre, per rimetterlo dentro di sé.

La vita è un prestito di Dio, che solo sa amministrarlo, servendosi della natura e dell’intelligenza operativa dell’uomo.

Dire che Dio è l’unico signore della vita, è superato dal fatto che Dio è la vita, e fonte di essa.

GCM 03.02.09