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Mio Dio

Mio Dio. Il nostro Dio è Jahveh. Il nostro Dio è il Padre, con il Figlio, nello Spirito Santo.

Una chiara differenza tra fede e idolatria magica, può consistere anche nell’aggettivo possessivo “mio”.

Per il credente il suo Dio, non è colui, di cui il credente si possa servire. Il “mio” Dio non è il Dio che possediamo, ma il Dio che possiede. Tu ci hai fatti per te, e noi siamo tuo popolo e gregge del tuo pascolo. In tanto Dio è nostro, in quanto noi siamo suoi.

Consegue l’orgoglio di essere suoi, di appartenergli. Così siamo sicuri di essere protetti e guidati da lui, per giungere alla pienezza del suo e del nostro essere. La nostra gloria e il nostro comportamento sono quelli di affidarci soavemente a lui.

L’idolatria invece crea i suoi idoli, che essa quindi possiede, e si serve di essi per richiedere ed esigere i benefici voluti. I riti sono propiziatori ed esigenti. Dal rito deve dipendere la benevolenza dell’idolo, o, in seno alla magia, la spremitura della forza demoniaca, che gli oggetti contengono.

In tutto questo mondo si tenta di possedere un dio e di piegarlo per eseguire la nostra volontà. Veramente il dio pagano è il dio del pagano.

La “devotio” al dio, forma un più stretto rapporto con lui, per averlo maggiormente a disposizione.
Dio, per il credente, non è legato a nessun oggetto. Quando Dio si vuol mostrare totalmente, si incarna e poi si obbliga all’Eucarestia. E’ una sua libera scelta, non una nostra voglia di costringerlo.

Il mio Dio, è il Dio a cui appartengo.

GCM 19.01.09