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La Trinità benedice

S.Paolo - o il suo discepolo che riproduce gli insegnamenti di Paolo - nella cosiddetta lettera agli Efesini, richiama la benedizione di Dio sulla comunità, alla quale egli si rivolge.

Egli dice che i cristiani sono benedetti con una benedizione spirituale, nei cieli, in Cristo.

I tre elementi sono chiari: la benedizione è nello Spirito, nel Padre (che è nei cieli, ossia è Dio), e in Gesù Cristo. La benedizione è una discesa trinitaria nel credente. Dio benedice, nella propria indicibile unità, donando se stesso alla Chiesa, agli uomini.

Per noi la nostra benedizione è un augurio compiuto fuori della persona benedetta, azione verso chi si benedice. Per Dio è un dono che penetra, il dono spirituale, ossia dello Spirito interno a Dio.

Dio benedicendo si partecipa.

Quando, nella messa, santifichiamo il pane e il vino (santifichiamo non consacriamo), Dio si trasmette nel pane e nel vino.

La santificazione non è un frutto delle nostre azioni, ma un’opera dello Spirito Santo. Dio è l’unico santo. Proprio qualche minuto prima della santificazione del pane e del vino, l’assemblea canta il “Santissimo” (per gli Ebrei “tre volte santo” equivale a “santissimo”, e dal linguaggio ebraico è presa a prestito l’acclamazione che tutti compiamo all’inizio del canone).

Benedire, per Dio, è santificare. Dio, (il benedetto, come spesso viene chiamato) è il benedetto, che benedice, trasmettendosi. E poi noi, benedetti, a nostra volta santifichiamo gli altri credenti, benedicendoli.      

GCM 16.10.08