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Tutti figli di Dio

Roma: S. Pietro, cuore dei cattolici.

Poi la grande Sinagoga: primo ritorno degli Ebrei, già nel secolo scorso. L’intenzione dei costruttori fu una sfida. Il risultato nella storia: un ritorno. Non più a Gerusalemme, il vecchio cuore del monoteismo, ma il nuovo cuore sulla scia di Gesù.

Ai nostri giorni l’edificazione della Moschea. Un’esigenza degli Islamici strappati dalla loro terra per fame. Un tentativo di riabbraccio nell’unico Dio, Amore che salva.

E ciò che all’occhio superficiale può essere una doppia sfida e una doppia esigenza di visibilità, diventa un nuovo abbraccio in vista dell’unità. Un’esigenza viscerale di porsi accanto gli uni con gli altri, per trovarsi riuniti nello stesso Padre, Dio.

Le differenze sono molte. Ma sotto a ogni religione si scopre l’unica vocazione: Dio che chiama sempre e l’uomo che sempre cerca e risponde. Unica chiamata, diverse risposte.

Le risposte si completeranno tra di loro, offrendo ciascuna il proprio apporto?

L’unità non cancella le differenze, ma le integra. Come il matrimonio: i due sessi non sono cancellati, ma diventano una sola carne, integrandosi, quasi compenetrandosi.

E’ nell’unità che l’Ebreo porterà la misericordia di Dio nelle profezie e nei salmi (come già in parte avviene). Nell’unità il Musulmano porterà la fedeltà assoluta nella unità dell’unico Dio. Nell’unità avvenuta, per l’osmosi che si attuerà, il Cristiano apporterà il suo preziosissimo tesoro: Gesù.

Le teologie potranno completarsi e integrarsi, non contrapporsi; e l’unico culto a Dio esprimersi nell’unità corale delle molte voci.

GCM 29.03.09