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Dio è sempre Dio

“ Non togliere ai tuoi figli
il segno della tua gloria ”.

Questi versi del breviario pretendono di tradurre il latino: “Effunde nobis desuper, remissor, indulgentiam”, che è tutta un’altra cosa.

Dio può togliere a noi l’ammantarci del suo amore, che è la gloria di Dio? Amore che è la sua stessa divinità?

No, Dio non distoglie mai la sua gloria da noi: non può farlo, perché l’uomo da sempre è la sua gloria, e in Gesù entra nella sua stessa divinità, partecipandovi. Dio non ritira se stesso da sé.

L’uomo può oscurare a sé la gloria di Dio. Evidentemente il privarsi della gloria di Dio è un’illusione. Si può soltanto negarla liberamente, non considerarla, non utilizzarla per la nostra felicità.

Dio, se ci pentiamo e ritorniamo a lui, non restituisce nulla, perché la sua fedeltà è eterna. L’uomo pentito rientra in quella gloria di Dio, che è stata destinata all’uomo, prima della fondazione del mondo (Paolo).

Il Padre ci fascia di se stesso. E questo fa commuovere i nostri cuori. La preghiera non fa avvicinare Dio a noi, né ci fa avvicinare a Dio; ma è un modo, con il quale ci accorgiamo di Dio e sfruttiamo il suo amore intramontabile.

E’ quindi inutile chiedere a Dio di non togliere da noi i segni della sua gloria, perché lui “non può farlo”. La preghiera può soltanto riconoscere che lui non toglie questi segni mai, e può quindi abbandonarsi alla contemplazione, al riconoscimento, al ringraziamento, per la gloria con cui costantemente ci circonda.

GCM 31.03.09