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Piena di grazia

Possiamo osservare, nel saluto dell’angelo a Maria, un passaggio rilevante dal testo greco al testo latino.
Il greco recita press’a poco “graziata”, usando un aggettivo che indica che Maria è graziata. Il latino fa un passo oltre “piena di grazia”: non solo graziata, ma riempita di grazia. Una che racchiude in sé la stessa grazia.
Chi è raggiunto dalla grazia, non vive un momento, ma è trasformato nella stessa grazia che l’ha raggiunto.
Questo si avvera nella vita nostra come si avverò in Gesù: “Glorifica il Figlio, perché il Figlio glorifichi te”.
Per noi l’esser tutti raggiunti dal Padre (e chi non è stato raggiunto dal Padre?) ci ha trasformati in partecipi della realtà trinitaria, grazie allo Spirito, che è stato “seminato” (!) in noi.
È questo il dono della fede in Gesù. La differenza, quasi abissale, tra la santità (Dio) e la trascendenza (mondo). Dio ci raggiunge nel suo commovente immenso amore, l’uomo, grazie alla sua filosofia, riesce solo a capire che Dio è oltre, e più del nostro alto (superior summo nostro).
Dio ci raggiunge e ci trasforma, la filosofia non raggiunge Dio, sebbene talvolta si illude di poterlo racchiuderlo dentro una definizione: essere perfettissimo.
Dio ci raggiunge, mentre tutti gli sforzi mistici (occidentali e orientali), che pretendono di raggiungere Dio, cadono miseramente su se stessi.
12.11.19