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Il Padre presente

 
Nel libro sapienziale si legge una frase che non ho più dimenticato e spesso mi riaffiora alla consapevolezza: Deliciae meae esse cum filiis hominum, la Sapienza si diletta rimanere con gli uomini.
Quale sapienza? Quella sempre limitata degli uomini? Oppure una luce eterna, che risponde al nome del Verbo?
Circa settantacinque anni fa, incontrai un mio insegnante, che ha sempre stimato me, anche grazie a una corrispondenza epistolare.
Egli sottolineava la differente interpretazione teologica del “motivo” dell’incarnazione del Verbo. Da un lato, alcune teologie ipotizzavano che il Verbo si incarnò per annientare il peccato; da un altro lato la teologia dei francescani preferiva considerare l’incarnazione come completamento della creazione, completamento che, sulla strada, aveva incontrato anche il peccato.
Dio vuole essere presente anche “umanamente” nella sua creazione. Presenza così voluta dal Padre da essere perpetuata grazie all’impensata invenzione dell’Eucarestia.
Perché Dio s’ intestardisce a rimanere con noi poveracci, ma anche suoi figli?
Evidentemente il rapporto Padri-figli si concreta nel creare prima e nell’amore dopo.
La relazione, nell’Eucarestia, quasi si materializza.
08.05.20