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Il profano per Dio


Dio mi ha mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo: Atti degli Apostoli 10, 28.
Queste parole furono pronunciate da chi aveva ricevuto un’educazione legalistica, prima di incontrare Gesù e la sua Risurrezione.
Una certa educazione scolastica ci ha indicato che esistono popoli nobili e popolini, gente primitiva e gente evoluta.
Paolo aveva affermato che non esistevano più le differenze tra ebreo e pagano, tra schiavo e libero, tra uomo e donna. Non per la miope teoria di gender, ma per l’ampio sguardo di amore del Padre. Padre di tutti.
È consolante sapere, credere, esserne convinti che nessuno di noi è profano davanti a Dio, neppure quei poco avveduti che pretendono di essere atei.
Gesù, il Santo di Dio e il Santo-Dio, prendeva contatto con tutti. I farisei stessi si scandalizzavano perché Gesù permettesse a una prostituta di toccarlo, baciandogli i piedi.
Per Gesù l’importante, il necessario, non era il rifiuto di nessuno, ma la capacità di accoglienza e di integrazione.
Questo vale per ciascuno di noi (anche se… politici). Gesù non faceva lo schifiltoso, altrimenti non si sarebbe incarnato, addossandosi perfino la casacca del peccatore, anzi addossandosi ogni peccato del mondo, per cancellarlo in vita e in morte.
Non c’è nulla di profano per Dio; non è profano per lui l’uomo, neppure quando questi pecca.
10.06.20