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Dono d’amore


Gesù sapeva che l’amore include anche il dono della vita.
Nessuno sperimenta un amore più grande di colui che dona la vita.
Le parole di Gesù non sono semplici affermazioni, ma esperienza del suo vissuto. Lui non usa parole solamente, ma è la Parola.
L’amore si spinge verso la felicità del dono. Felicità, perché il dono è allargamento della mia vita nella vita del prossimo e di Dio, e di Gesù.
L’amore è sì una fonte del dono, però il dono è presenza nostra (o, riduttivamente, delle nostre cose) nella vita dell’amato.
Il Calvario è dono di Gesù, che chiarisce di volerlo lui. La liturgia cristiana, fin dall’inizio, nota che Gesù “liberamente” si dona.
Non poteva essere differente! Gesù si dona, perché egli fa ciò che fa il Padre suo. Il Padre dona il Figlio a noi, e il Figlio è il dono divino, che si dona.
L’Incarnazione indica che Dio non è egoista, ma si dà all’uomo. L’Eucarestia è il prosieguo del dono di Dio, che si perpetua nel mondo.
Quando Dio richiede di essere amato (è il primo comandamento), è solo per far godere a noi, suoi figli, la stessa ebbrezza divina del dono aperto e totale.
Il comando del Padre è esigenza d’amore, che vuole l’uomo che si dona all’essenza di Dio, ossia alla sua volontà.
Lo stesso comando divino di donarsi è amore, che progetta e attua l’uomo, sua creatura e suo figlio, simile a Dio.
13.05.20