Perché abbandonati?
Talvolta ci assalgono dubbi sulla bontà del Padre, addirittura sulla sua esistenza, o almeno sul nostro trovarci abbandonati da Lui. Fortunatamente il dubbio non è una negazione.
In quei momenti il ricorso a Gesù è immediato e necessario.
Ebbene incontriamo una frase, pronunciata da Gesù, che ce lo mostra affine a certi nostri abbandoni dolorosi.
“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”.
Gesù l’ha pronunciata con convinzione, oppure – nel tormento della croce – ha soltanto recitato un verso della poesia dei Salmi?
Se dobbiamo credere a colui, che è verità, non troviamo una recita di un testo, ma un’espressione di una dolorosissima realtà. Gesù soffre, nello sperimentarsi abbandonato.
Uomo che soffre, e nella sofferenza si sente solo.
Ma non era Dio? Come poteva lamentarsi a quel modo?
Da molto tempo una bella spiritualità cattolica, si richiama a Gesù abbandonato.
Noi ci rispecchiamo in Lui, nelle situazioni, in cui sentiamo il buio dell’abbandono da parte di Dio.
Qualche persona trasforma l’abbandono in disperazione e in bestemmia.
Gesù trasforma l’abbandono in invocazione. Come deve essere di noi, per non spaventarci davanti alle nostre “tentazioni” di essere abbandonati, o perfino di essere senza Dio.
E se Dio, in quei momenti, assumesse in sé, Padre, l’abbandono nostro e di Gesù?
06.12.19
L’idolatria di Dio?
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