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Gioia del pregare

Una gioia intensa è vissuta da noi, che siamo di Gesù, cioè – come dice Paolo – quelli di Cristo. È la gioia interna alla preghiera (evidentemente, non necessariamente alle preghiere).

La gioia di crederci, saperci, viverci nel contatto con il Padre.

Già il salmo ci avvertiva che Dio si fa presente ogni volta che lo invochiamo.

Dopo la realizzazione inedita di Dio-Padre, come Gesù ce l’ha rivelato, quando invochiamo il Padre, il Padre è già presente e noi ci immergiamo soavemente in lui.

Immersi nel Padre, non per modo di dire, ma realmente. Tu, Padre, sei qui con me, mi vedi, mi accogli, mi ami. Quando questo tuo figlio si immette in te, tu rinnovi per lui, tutto l’affetto immenso. Possiamo quasi immaginare e dire che ti facciamo il piacere di riviverti Padre, Padre che ama.

La dolcezza del pregare!

Una nuova aria calda, un nuovo entusiasmo, una nuova gioia si effondono nel nostro cuore. E allora ci sentiamo dolcemente commossi (certe volte fino alle lacrime) nelle braccia del Padre.

Riusciamo perfino a intuire, perché Gesù trascorresse le notti in preghiera. Come si fa a staccarsi dalla beatitudine dell’essere tuffati nel Padre?

Quando pregate, non blaterate molte parole, ma semplicemente dite: “Padre, è santa la tua persona!”. Immersi nella santità (divinità) del Padre, siamo divinizzati.

11.02.20