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L’idiota

Ogni gruppo, ogni famiglia ha il suo idiota, usando la parola dello scrittore russo.

In ogni gruppo, in ogni comunità, c’è o si crea il diverso, per sentirci noi a posto, o moralmente o intellettualmente.

Non è difficile incontrare una famiglia o una comunità religiosa, dotata, volutamente e maliziosamente, del suo “idiota”. Tutti si sentono superiori a lui, e ciò li rassicura e anche li esalta subdolamente: tutti hanno bisogno di almeno qualche gloriuzza.

Ma l’idiota può essere invece proprio colui che vede chiaro. In una famiglia che si crede intelligente, e quindi nuota nell’orgoglio, l’idiota è l’unico che, umiliato, vede Dio. Egli può essere il puro di cuore, l’unico puro di cuore.

In una comunità, il frate che non sa esprimersi, che sorride sulle proprie umiliazioni, che tenta  di difendersi e non riesce, è l’unico amato intensamente da Dio, soprattutto se egli si sente piccolo davanti a Dio.

L’idiota svolge un grande compito, alla pari di ogni perseguitato. Egli infatti è la salvezza del gruppo, perché Dio si rivolge all’umile e toglie lo sguardo dai superbi. Salva il gruppo, perché le sue pretese si affievoliscono, e non gli resta altro che, unica, la fiducia in Dio.

Dio vede l’umiliazione della sua serva, ovunque questa si nasconda. Quando siamo davanti a una persona handicappata (o diversamente dotata... la diversità fonte di grazia!), allora la fede ci aiuta a vedere in essa la grazia di Dio e la nostra salvezza. Verso di lei, non la critica o il disprezzo, perché in lei si è avverata la parola di Gesù: “Chi vuol essere il primo, sia l’ultimo!”. Quella persona è già ultima, perciò ci precede.

GCM 27.09.10, pubblicato il 26.11.10