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Figli di Abramo

Ad Abramo, secondo il dettato dellla Genesi, Dio promise una numerosa discendenza. Gli Ebrei aspettavano di diventare questa numerosa discendenza, come i granelli di sabbia della spiaggia, o come le stelle del cielo.

Poi la discendenza si allargò attraverso i Cristiani, che facevano anch’essi capo ad Abramo, perché lo stesso Gesù si riferiva ad Abramo.

Mezzo millennio dopo, anche Maometto, nella sua funzione monoteistica si richiama ad Abramo, lui ismaelita.

Orbene gli abramici, pur con le loro notevoli differenze, si rifanno tutti allo stesso capostipite.

Certamente tra di loro, i tre grandi gruppi guardano ad Abramo, uomo di fede. La progenie di Abramo è vastissima. Eppure ciascuno dei tre grandi gruppi reclama una propria autenticità di primi della classe davanti ad Abramo.

Nessuno di loro rifiuta Abramo, e tutti e tre esaltano la fede di Abramo, mentre poi ciascun gruppo esige che la continuazione della fede di Abramo sia solo la propria.

Il bello è che tutti e tre, dopo aver reclamato per sé l’autentica fede di Abramo, poi si riferiscono, per garanzia della propria concezione di fede, a un profeta, che abbia avuto un incontro con il Dio di Abramo: Mosè per gli Ebrei, Gesù per i Cristiani, Maometto per gli Islamici.

Allora lo sguardo passa da Abramo ai singoli profeti. Quasiché l’unico Dio di Abramo si mostri con facce diverse ai singoli profeti. Così il grande popolo di Abramo si trova diviso e anche conflittuato dentro di sé. Perché non guardar bene dentro la profezia dei singoli profeti, per scoprirne, nelle rispettive famiglie, i singoli valori per accostarli?

GCM 09.09.10 , pubblicato 19.12.10