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Vangelo e corruzione

Ho seguito per alcuni minuti una trasmissione sulla corruttela in politica. I politici presenti si dichiaravano loro esenti e colpevoli soltanto gli altri. Colpevoli oggi, ieri e l’altro ieri. E anche quasi colpevoli domani.

Vedevo che ragioni e torti c’erano da ambe le parti. C’era qualche indicazione su come comportarsi in futuro.

Mi suonavano all’orecchio le parole di uno che conosceva bene gli uomini, e che aveva lodato colui che si dichiarava peccatore, e aveva biasimato quel tale che si vantava di esser a posto e meritevole di approvazione. Quel tale aveva lanciato lì una frase, che sgominò quelli che si dichiaravano paladini della giustizia: “Chi è senza peccato, scagli per primo la pietra”. Non fu scagliata nessuna pietra.

Credo sia opportuno che tutti ci rimbocchiamo le maniche, ciascuno nel proprio rango sociale: politici, magistrati, operai, imprenditori, insegnanti, massaie e preti.

Quali comportamenti assumere? Lo proclamiamo tutti i giorni, addirittura parlando a Dio: “Non ci introdurre nella tentazione, ma liberaci dal male”.

Due semplici - e gravose - azioni.

1 - Evitare le occasioni, non metterci nell’occasione di ingiustizia, di corruzione. Evitare di “correre con l’ingiusto e l’adultero”, dice il salmo. Occhi aperti sugli astuti, che sgomitano per imporre imbrogli. Non credere supinamente a chi si vanta di essere onesto. Insomma essere prudenti come le serpi.

2  -  Liberarci dal male. Radiare dalla vita personale e sociale, sia civica che ecclesiastica, coloro che conosciamo aver usato male della fiducia degli altri. Il cancro di una società è la fiducia - collaborazione colpevole - a coloro che non sono limpidi. E il primo segnale di torbidezza, quello che ci deve rendere prudenti, è il troppo parlare o il troppo tacere. Trombe o strisciamento.                           

GCM 23.02.10 - pubbl 24.06.10