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Matrimonio prova

Certamente è una situazione molto problematica quella dei (non rari) matrimoni, che dopo uno o due anni si sciolgono. Ormai si ha l’impressione, non vaga, che il primo sia un matrimonio di prova, una prova di matrimonio, quasi per scoprire che cosa accade quando un uomo e una donna vivono assieme, dopo una scarsa conoscenza di due fatti: autoconsapevolezza e conoscenza dell’altro/a.

La scarsità delle due conoscenze può essere attribuita a molte cause psichiche e socio-ambientali. Superficialità, modelli familiari e sociali errati, pretesa che il futuro possa aggiustare le cose, paure di sé e degli altri che spingono al matrimonio come a un rifugio, e poi infinite variazioni personali.

Molti giovani (e adulti) decidono di iniziare una convivenza, quasi come un matrimonio di prova, proprio in vista di un matrimonio definitivo. Per altri invece la convivenza è una condizione stabile e definitiva, per evitare le complicanze di un’unione stabile, e talvolta addirittura ferrea.

Non è facile inquadrare sotto il profilo morale queste e altre situazioni. E’ invece meno disagevole vederle sotto il profilo giuridico.

Il matrimonio di prova (civile o religioso) e la convivenza di prova, quale importanza morale rivestono, cosicché lo scioglimento di un matrimonio di prova possa essere moralmente comprensibile e accettabile? Evidentemente la ricerca psicodinamica può dare al giudice (coscienza prima di tutto, poi tribunale ecclesiastico) una indicazione valida per esaminare il “caso” personale, prima di esaminare la legge e di applicarla.

GCM 09.03.10