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Vite e tralci

Vite e tralci è l’immagine usata da Gesù per indicare la profonda, intima relazione tra lui e noi. Lui linfa vitale, sostegno, datore di vita, e noi legati a lui, grazie alla fede nel suo “nome”, ossia nella totalità della sua persona.

Eppure la frase di Gesù è più di una immagine o di un simbolo, qualche cosa che guardiamo a distanza, come una bella invenzione.

Tralci senza vite, o potati dalla vite, muoiono. Fra i tralci e la vite circola la stessa linfa. La vite mantiene i tralci, ma senza l’apporto dei tralci, la stessa vite morirebbe, per mancanza di ossigeno o di clorofilla. E’, quindi, una vita circolante.

Con la fede, a Gesù siamo legati a doppio filo. Staccarci da lui è inesorabilmente ferirci. O addirittura, come tralci secchi, perire bruciati. Se Gesù è la vita divina che ci salva, ovviamente lo staccarci da lui è scegliere la morte. Morte invisibile, come è invisibile la vita. Invisibili tutte e due, ma non irreali.

Invisibili e reali. Sono anche percepibili in qualche maniera? possono esser toccate?

Se la realtà della vita e della morte, si attua in noi con la fede, soltanto attraverso la fede si “costata”. Non possono esser sottoposte, vita e morte dovute al rapporto con Gesù, a prove di sperimentazione o di validificazione che non provengano dall’ambiente di fede. Tuttavia la fede nostra, pur essendo sotto l’influsso dello Spirito Santo, è anche un’azione della nostra psiche. Perciò attraverso le reazioni della nostra dinamica interiore si possono captare delle spie, che confermino il nostro credere.

Gesù dice: “Io vi do la mia gioia, affinché la vostra gioia sia completa”.

GCM 05.05.10, pubbl. 09.09.10