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Toccare il Risorto

Luca scrive che, al vedere Gesù Risorto, i discepoli dubitavano che fosse un fantasma. Poi, quando Gesù si fa toccare, esse “per la gioia non stavano credendo”.

Non credevano a Gesù o non credevano ai propri occhi e alle proprie mani? Ci può essere una gioia che ostacola la stessa fede in Gesù, perfino presente? Presente tra gli apostoli e nella Chiesa?

Essi dovevano accostarsi a una nuova edizione dello stesso Gesù, dopo il suo bagno trasformatore della risurrezione, tuffato nella divinità.
La nuova edizione di Gesù ormai totalmente rivista e perfezionata.

Anche i Vangeli sono narrati non solo in vista della morte di Gesù (vedi la ripetizione “quello che lo avrebbe tradito” apposta al nome di Giuda fin dall’inizio), ma anche in vista della sua Risurrezione, gloria che ebbe prima dell forgiatura del cosmo.

Gesù per confermare la propria identità di sempre, chiede da mangiare. Poi indica la identità completata dalla risurrezione: era scritto (autorità) che doveva morire per poi risorgere. Non è un doppio Gesù, quello di Nazareth e quello della fede. La fede non crea Gesù, ma riesce a vederlo proprio nel nuovo contesto della Risurrezione.

Paolo rimproverava i cristiani che non credevano nella risurrezione, perché così negavano Gesù. Proprio in questo sta la salvezza: credere “con il cuore” che Gesù è davvero risorto.

Pur di confermare nello stesso tempo che Gesù è quello di sempre eppure risorto, Luca narra la benignità di Gesù Risorto nel chiedre da mangiare. Il cibo è vita di oggi e di domani. Il cibo, conferma che il Gesù di sempre è quello risorto.

GCM 08.04.10   -   pubblicato 21.06.10