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Gioia del Risorto

In  qualche passo del Vangelo è sottolineata la gioia del Padre: “Questo è l’amato, di lui mi compiaccio!”.
Però c’è un modo perenne, con il quale il Padre esprime tutta la sua gioia e la nostra, prepotentemente, al mondo: facendo risorgere Gesù.

La risurrezione è la grandissima gioia del Padre, manifestata in linguaggio umano che tutti sono in grado di comprendere, perché l’esperienza della vita e della morte, è un’esperienza dalla quale nessuno è esente.

La gioia del Padre è lampante. Pietro afferma: “Dio lo ha risuscitato da morte”. La Risurrezione è premio per Gesù Profeta, che non doveva sfuggire alle persecuzioni dei grandi di Gerusalemme. E’ conclusione ovvia per colui che è costituito - anche come uomo - alla destra del Padre. Ed è inizio dello squadernarsi della risurrezione di ogni uomo.

Da quella risurrezione noi tutti siamo risorti, come insiste ad affermare Paolo di Tarso. Da quella gioia del Padre noi tutti siamo investiti e cambiati. Oggi, nella fede e nell’Eucarestia, siamo inscritti nel Risorto, ossia nella gioia di Dio.

La gioia del Padre, tracimata dal suo cuore, ha permeato il corpo di Gesù, e dal suo corpo scorre continuamente verso di noi.

Sappiamo accettare la gioia di Dio? Oppure il nostro continuo lamento è barriera a questa gioia?

Paolo diceva di godere perfino nelle sue sofferenze. Francesco : “Tanto è il bene che mi aspetto, che ogni pena m’è diletto”. Loro sì e noi no! Forse manca la nostra conversione alla gioia, perché manca la nostra conversione al Vangelo. Tuffarci nella Risurrezione può essere l’inizio della nostra conversione.

GCM 05.04.10 - Pubbl. 26.05.10