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Battesimo nel nome di Gesù

Paolo ai Corinti, illuminati e istruiti dal cristiano Apollo, rivolge una domanda: “Avete ricevuto lo Spirito Santo?”. La risposta: “Non sappiamo nemmeno che esista uno Spirito Santo”.

Paolo ricerca la causa: “Se siete battezzati, qual è il vostro battesimo, che sostiene la vostra fede?”. Risposta: “Il battesimo di Giovanni”. La opposizione allo Spirito Santo era causata da un fatto religioso. Quei cristiani erano ostacolati da una osservanza religiosa, che essi credevano sufficiente. Religione che attarda o ostacola la fede. E’ il destino di ogni religione che non accoglie Gesù.

Paolo indicava a quei semicredenti (come oggi sono molti tra i cristiani) che l’accesso allo Spirito Santo, passava attraverso il battesimo “nel nome di Gesù”. Ossia l’immersione nella persona di Gesù. Immersione nella sua essenza.

Per godere della presenza e dell’energia dello Spirito di Dio, è indispensabile tuffarci in Gesù.

Noi, ogni giorno, rinnoviamo questa immersione in Gesù. Non come il rito del battesimo dei testimoni di Geova (anche Giovanni Battista era un “testimonio di Javeh”) ma con la penetrazione nella parola del Vangelo, famelica e avida penetrazione nel Vangelo. E poi con l’altra immersione: nell’Eucarestia.

In questa immersione, Gesù ha voluto penetrarci e imbeverci di sé, affinché noi si usufruisse dello Spirito Santo.

La grazia del tuffo in Gesù, per uscirne ogni giorno più pieni di Spirito Santo.

Quando Paolo, dopo il battesimo, impose le mani sui nuovi credenti, questi scoppiarono di grazia: profetarono e parlarono le lingue.

GCM 17.05.10, pubblicato 20.10.10