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Cuore a cuore

Gesù nell’Eucarestia “non parla a faccia a faccia, ma core a core, spirito a spirito, e questo è il gusto di un’anima devota”.

E’ un’esperienza che tutti hanno assaporato, quando si pongono silenziosi e calmi davanti al tabernacolo o all’altare della messa, e si lasciano guardare da Gesù.

Certamente questa esperienza che tutti assaggiano, è piccola e crepuscolare, non è come quella provata da chi scrisse le frasi citate in apertura, Giuseppe da Copertino.

Quando si allunga la fede nell’Eucarestia in esperienza dell’Eucarestia, la vita cambia e, lentamente e con l’opera dello Spirito Santo, la sopportazione del prossimo si muta in compassione prima, e poi in comprensione, in simpatia, in carità e in amore. L’Eucarestia deve condurre all’amore, perché essa è frutto di amore: Dio ha tanto amato gli uomini da dare suo figlio.

L’Eucarestia quotidiana cambia chi la riceve, perché è destinata a “conservarci per la vita eterna”. Se la vita eterna è un tuffo completo nell’amore di Dio, l’Eucarestia fa crescere verso e nell’amore di Dio.

Il colloquio con Gesù non può svolgersi a faccia a faccia, perché per noi, oggi, esso è possibile solamente cuore a cuore. La fede che illumina l’intelligenza si completa nel cuore, dove regna lo Spirito. Cercare il dialogo con Gesù, attraverso la sola intelligenza e la sola ragione, è un cercare debole, fino a che non si muove il cuore nella ricerca.

Sotto questo aspetto le “ore di adorazione” non necessariamente devono essere “ore” che si cerca di ingravidare di letture o di canti, ma intensi minuti di silenzio guardando anche il tabernacolo, dove sgorga la gioia esplodente dell’essere guardati.

GCM 16.01.10