HOME

Home > Gesù RISORTO > Articoli 2010 > Il morto vive

Il morto vive

Una tendenza umana a ricordare i morti è diffusa presso molte culture, presenti e passate.

Presso alcune etnie, il defunto caopostipite è addirittura immaginato divino. Presso il popolo cristiano è vivo il ricordo dei morti.

Un fenomeno eclatante, nei giorni nostri, si coltiva e si manifesta negli Stati Uniti d’America. Il culto di Elvis Presley, che molti statunitensi ritengono ancora vivo e prossimo a riapparire. Questo fenomeno culturale riecheggia la convinzione dell’antico popolo ebraico, che attendeva il ritorno di Elia.

E’, quindi, tendenza diffusa il ricordo più o meno struggente ed esagerato del “caro estinto”. E’ questa un’esigenza vana, oppure una predisposizione alla risurrezione di Gesù? Una variazione dell’intramontabile “capacità di Dio” (capax Dei)?

Gesù inserisce la sua risurrezione su questo terreno, oppure questo terreno è la predisposizione di Dio per accogliere la Risurrezione?

Risurrezione: non solo il morto che vive, ma anche risposta precisa ai vivi che rimangono, per rendere il loro ricordo del defunto non un’illusione, ma una concretezza.

Due discepoli di Gesù si incamminano verso Emmaus, e commemorano il morto, potente in parole e in opere.
Gesù di persona si inserisce in questa commemorazione e la cambia in ambiente di nuova sua presenza nel mondo.

Il ricordo dei morti è trasformato e portato al suo scopo ultimo: vivere il Cristo, già morto, presente tra di noi, dentro di noi, nell’Eucarestia.

GCM 12.04.10, pubblicato 16.10.10