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Il bianco della speranza

Quando si legge o si proclama il Vangelo, parecchie persone perdono di vista il centro, perché si interessano dei contorni.

Un esempio chiaro è il discorso di Gesù sull’ultimo giorno: quel giorno.

In un incontro sulla parola del Vangelo, di un gruppo, al quale appartengo, tutti si sono fermati sui fenomeni cosmici, sulla paura degli uomini, sulle curiosità dello stile apocalittico, sull’atmosfera culturale dentro cui è stato pronunciato il discorso.

Avevano perso il cuore, per sostare nelle gambe.

Il cuore era il Figlio dell’Uomo, che dona presenza splendente e speranza nel far alzare il capo, per la sicurezza di una liberazione in atto.

Gesù è il cuore del Vangelo, della nostra fede e della nostra speranza.

Il discorso apocalittico di Gesù è esempio anche di una fine tecnica di presentazione.

Oggi i nostri giornalisti presentano notizie tristi, tenendo presenti gli sfondi dilatati dei nostri desideri di pace e di ordine: desideri espressi, e più spesso nascosti o inconsci. Una figura nera emergente su uno sfondo bianco, quello del desiderio.

Gesù usa le stessa tecnica al rovescio: quella stessa che indicavo ai miei collaboratori, quando a Radio Insieme veniva trasmessa la cronaca bianca: sfondo scuro (delitti, immoralità, egoismi ecc.) con una figura bianca (azione bella e positiva).

Gesù sullo sfondo delle catastrofi, prodotte dallo sconvolgimento del cosmo, presenta la figura chiara: verrà il Figlio dell’Uomo splendente. A lui si rivolgono gli sguardi del credente, per alimentare la propria fede e la propria speranza.

GCM 04.12.09