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Egli viene

E’ vero: le venute di Gesù nel mondo sono di tre specie, se non di quattro.

Di solito, anche nel tempo di Avvento, si sottolineano la venuta di Gesù in Palestina e il ritorno glorioso di Gesù nella parusia finale. Questo è rimarcato anche dal Praefatio d’Avvento.

Eppure c’è un’altra venuta di Gesù, segnata nei Vangeli. “Se uno mi ama, il Padre lo amerà. Io e il Padre verremo da lui, e porremo dimora in lui”. E’ una venuta silenziosa, ma certa.

Sotto questa luce si pone l’Eucaristia. E’ un quotidiano, rinnovato, arcano ritorno di Gesù nelle nostre mani e nel nostro cuore. Egli ci custodisce per la vita eterna.

Sul Gesù, che con il Padre viene in noi, è basato il discorso della cosiddetta “inabitazione” di Cristo nei  “nostri cuori”. L’Eucaristia è il sacramento visibile di questa inabitazione, il memoriale sia della morte sia della risurrezione, e quindi della permanenza, di Gesù.

Gesù che resta sempre con noi.

Purtroppo le preghiere e i canti non sottolineano questa permanenza di Gesù. Essi preferiscono il “vieni” al “sei”.

Rivolgendosi a Gesù, si canta “resta con noi” e non il gioioso “resti con noi!”. Il primo è richiesta, il secondo è lode, è tripudio, è vitalità. Il primo è incertezza, il secondo è sicurezza che sgorga dalla fede.

Le nostre preghiere sono infarcite di richieste, e pochino si allargano alla lode, alla felicità di esser visti e ammirati da Dio, nonostante la nostra povertà. Infatti non solo noi vediamo il volto di Gesù nel povero che aiutiamo (“l’avete fatto a me” dice il Vangelo di Matteo) ma Dio stesso vede nel volto dell’uomo che aiuta, il volto di suo figlio.

GCM 03.12.09