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Poesia

La poesia mi nutre. Non le poesie scritte da altri. Oppure non soltanto quelle. Mi nutre la mia poesia. Quella che zampilla dal mio cuore, che mi allaga il viso, che si trasfonde in canto per me e per gli altri.
     Come posso frenare la mia poesia, quando guardo gli occhi di un bambino? O il camminare di una donna, o il canto del passero?
     Come non rendere poesia lo svegliarmi al mattino, nell'udire la musica della pioggia?

Tutto è poesia che mi nutre, tutto è voce che mi canta.
    E come frenare la poesia, quando costato la tenerezza del mio Dio?
    Mirabile è Gesù quando mi tratta con bontà o mi parla di bontà. E l'ammiro pure, quando s'arrabbia.
    Il mio Dio è tenero, perché si cura di me e degli uomini, e fa volare le rondini sul mio capo e riempie il mio cuore di speranza.

La poesia della speranza!
    Camminare anche nel bosco di notte, o udire il rombo sinistro degli aeroplani destinati a bombardare, o essere ferito dallo schianto del tuono, ed essere certo che tu sei con me, che sei in me.
    Sperare, mio Dio, percependo la carezza del tuo palmo, il fruscio e l'aroma delle tue vesti, e guardare lontano, verso l'orizzonte pur con i miei occhi vecchi, e vederti avvicinare a me giorno per giorno.
    Il tuo passo cadenzato, sicuro e leggero, che s'avvicina e mi chiama per nome: Vieni, vieni, t'aspetto, ancora un po' e non mi vedrai e poi un po' e mi vedrai, perché io sono il Padre.

L'orizzonte è illuminato di sera, e io rifletto in me l'orizzonte. Il mio cuore è il tuo orizzonte che mi si avvicina, e mi detta la poesia della speranza.

GCM      15.06.02