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Morale e leggi

Se le leggi sostituiscono la morale, il degrado umano è assicurato. Semiramide.

Le leggi non toccano il cuore, ma indicano comportamenti. La morale prende l'uomo nel pieno del suo esistere.
    La legge è superficiale. La morale è profonda.
    La morale aiuta l'uomo ad affermare la propria umanità, a stanarla dai recessi dell'inconscio (archetipi), a farla crescere in uno sviluppo armonico (epigenesi).  

Psicologia e morale sono alleate naturali, indissolubili. Che dire degli psicologi che si dichiarano semplicemente i tecnici del funzionamento psichico? I meccanici della mente?

La legge svolge sempre una funzione sociale, riguarda i comportamenti osservabili e sperimentabili. Si disinteressa del cuore, sebbene talvolta tenga conto della psicologia. La legge tende al "bene comune".

Quel bene comune che è, fondamentalmente, richiesto dalla morale, ma che troppo spesso serve soltanto alla comodità del legislatore. Lo costatiamo ogni giorno: se legifera un parlamento formato da un partito unico, la legge serve solamente a realizzare l'ideologia del tiranno (comunismo, nazismo). Se il parlamento è a maggioranza di destra, le leggi sono serve del mercato; se il parlamento è a maggioranza di sinistra, ecco accentuarsi il dirigismi collettivo.
    Il "bene comune" spesso si stempera nel bene del capo (uno, o trenta tiranni, o molti che siano!). Soltanto una preminenza della morale permette di emanare leggi umane e non leggi di parte.

Ma … quale morale?
    Quella scoperta dai filosofi? Quella proveniente dal "consenso dei popoli"? Quella indicata dalle scienze sociologiche? Quella promossa da Gesù? Quella proclamata dalla teologia morale?
    La scelta deve per forza essere critica.

GCM       04.09.02