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Men duro

Del mio riposo estivo, fa parte anche il giardinaggio oltre che lo studio. Mentre si armeggia, la mente lavora, spesso per conto proprio.
    Quella mattina la mente mi riaffacciava il ritornello di Foscolo:"E' forse il sonno della morte men duro?".
    Il tema sonno mi era stato suggerito dal fatto che una persona stava attardandosi nella propria camera a mattina inoltrata. Era preoccupata? Le preoccupazioni o fan perdere il sonno, oppure lo fanno prolungare... per dimenticare.
    Il sonno della preoccupazione rende meno dura la preoccupazione? Ed ecco zampillare in mente il carme foscoliano. Egli si chiedeva se il riposo tra i cipressi (cimitero cristiano) rendeva la morte più soave.

Da buon agnostico, Foscolo, paganeggiante, non trovava differenza tra una morte e l'altra, eccetto per la fama che una persona s'era procurata in vita.
    Al di là della morte, a differenza della concezione di Pindemonte, Foscolo non scorgeva nulla. Allora ritornava nell'al di qua per celebrare la fama dei grandi defunti.

Mi riempiva di tristezza il costatare che la risurrezione aveva emigrato dalla visione del Foscolo, e che io avevo imparato a memoria il suo carme, quand'ero adolescente (in seminario!), senza che l'insegnante m'avesse aiutato a sottolineare questa macroscopica mancanza.
    Nel seminario insegnava un sacerdote, pio la sua parte, perché celebrava la messa quotidiana. Egli mi spiegò puntualmente tutte le figure retoriche, tropi traslati metonimie ecc., di cui è gravido il carme foscoliano, ma non mi aiutò a leggere quel carme disperato dalla visuale della risurrezione.

GCM      05.08.02