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Nobiltà testarda

L'uomo e la donna sono creature meravigliose, splendide. Richiudono in sé non solo il progetto di Dio realizzato (il che sarebbe già molto!), ma anche la magnifica vitalità di Dio partecipata.


Non sappiamo come avvenga questa partecipazione, però siamo sicuri che essa sia attuata, grazie alla presenza e all'opera dello Spirito Santo.

Siamo l'impronta di Dio. Questa impronta non può mai essere cancellata.


Alcune persone si stimano vermi e schifo. Sono incatenate dentro i loro difetti e la loro sporcizia. Odiano gli altri e rifiutano se stesse. Si credono proprio un obbrobrio.

Eppure restano splendide. Rimangono uomini e donne, che portano in sé la luce primigenia infusa in loro da Dio. Nessuna degradazione, nessun vizio riesce a cancellare l'impronta di nostro Padre stampata perennemente dentro di loro.


Taluni credono che la morte finalmente annienterà lo schifo che essi stimano di essere. Magari suicidano. Eppure anche dopo il loro suicidio la divinità della loro origine rimane.

L'amore di Dio è più robusto di ogni nostra scelleratezza e di ogni nostro complesso di inferiorità.


Per non perdere il coraggio, dopo le nostre sconfitte, bisogna ritornare a questa grandezza indistruttibile. Superare il confine del nostro risentimento contro di noi e contro la nostra vigliaccheria, per planare nel più profondo di noi, proprio là dove Dio non può abbandonarci, perché in noi si è impegnato con la sua dolce impronta.


Per guarire non è opportuno ripartire solo dalla nostra bassezza, dalla sconfitta, dall'umiliazione.

Per guarire e svettare è bello e necessario ripartire dalla nostra immensa dignità, dalla nostra nobiltà permanente, testarda.


GCM, 11.05.02