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Morte

Perché non guardo la morte?
Perché la morte mi agghiaccia nella paura. Come tutti, anch'io sfuggo la morte, pur avendola avvicinata di persona, e molte volte nella persona di amici e di estranei.
Sfuggo la morte come un non senso?
Quando ho cominciato ad accostarmi alla morte, a poco a poco, per abituarmi ad essa, con il metodo del Piccolo Principe?
E che cosa comincio a intravedere in questo progressivo accostamento?

L'età mi stimola a far entrare la morte nel perimetro della mia visuale. Ogni giorno un passo.
Felice o disperato?
E mi chiedo: forse tu sfuggi la morte, perché sfuggi la vita?
Forse tu non hai appreso il morire, perché non hai appreso ancora il vivere?
Se fosse così, e così è, a me manca l'armonia, quella che mi fa accettare la semplice logica dell'esistere. Ma quale conforto mi offre questa logica? Forse il conforto o la consolazione della filosofia, sulla scia dei filosofi?

Perché non amo la morte come la amò Gesù? Non la morte che annienta, ma la morte che risorge?
Se Gesù diventa non la mia visione religiosa, ma la mia vita, allora intuisco la bellezza della morte. Una bellezza pungente. Anche l'amore talvolta fa male. Non perché tradisce, ma perché penetra.

Dio parla per amore. E la sua parola entra in me come spada affilata. L'amore del Padre materia intimamente la sua Parola. L'amore è fuoco.
Gesù è il frutto di questo fuoco: il fuoco lo "consuma" nel compiere la Parola del Padre. Il fuoco è lo Spirito che dà vita e risurrezione.
Morire d'amore, per risorgere eterni!

GCM 02.08.02