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Potenza di fede

Noi siamo beati!

Gesù ce l'ha detto. Siamo beati, perché crediamo in lui, senza averlo visto.
     Credere in Gesù, che oggi è il risorto. Ossia non crediamo al Gesù della sua antica storia. Questa ci è soltanto di aiuto per credere nel Gesù di oggi. E il Gesù di oggi, è Gesù risorto, immortale.

Da che cosa è stimolata e nutrita la nostra fede? Solamente dalla potenza di Dio. Da noi non riusciamo a nutrire la fede nel Risorto. Il Risorto infatti è troppo "alto", troppo al di fuori delle nostre esperienze, perché la nostra fede umana lo possa raggiungere. La dotazione di fede, di cui è ricco il nostro organismo fin dal concepimento, è sì utile e necessario alla fede in Gesù, ma, quando si presenta il Risorto, soltanto la potenza di Dio, attivata in noi dallo Spirito Santo, può rinvigorire la nostra fede naturale, per adeguarla a un "oggetto" così elevato. Infinitamente elevato.

La potenza di Dio ci raggiunge, se siamo raggiunti da Gesù, se entriamo in una familiarità con lui, così intima da condividere la sua vita.

Forse l'avventura dei due discepoli, che camminavano verso Emmaus, come viene narrata in tre fasi dal Vangelo secondo Luca, ci fa intravedere il possibile avverarsi della nostra fede nel Risorto.

Prima fase: i discepoli abbacchiati ragionano sulla morte di Gesù. Ragionano sul sentimento di sconfitta, che li attanaglia.

Seconda fase: il viandante attizza la loro intelligenza, spiegandogli la Scrittura. Però essi capiscono sì, ma senza credere, cioè senza accorgersi del Risorto presente.

Terza fase: l'invito a mangiare assieme. Mangiare assieme, per gli Ebrei di quel tempo, corrispondeva ad accogliere l'ospite come un autentico familiare. L'intimità con Gesù, che è sempre un'azione di fede e di carità, svela finalmente quel Gesù che né il sentimento, né l'intelligenza erano riusciti a svelare.

GCM, 07.04.02