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Eredità fede

Coloro che si stimano non credenti continuano a scusare la propria incredulità, ripetendo fino alla noia che la fede è un dono e che loro non possono farci nulla se non ce l'hanno.
Però sorgono alcune idee a proposito.

  1. L'uomo si stima non credente. E va bene. Però Dio anche lui stima quell'uomo quale non credente, oppure scopre in lui una presenza particolare di fede?

  2. La fede è un dono. Bene detto! D'accordo. Però è da ricordare un particolare, che a molti sfugge. Ossia che è un dono di Dio agli uomini. Presso Dio non vi sono privilegiati: questa è un'affermazione dovuta allo Spirito Santo, e quindi riveste una certa credibilità. Perciò la fede è un dono sì, ma un dono di Dio a tutti i suoi figli.

  3. Qualcuno pensa che, pur essendo la fede un dono che "spetta" a tutti i figli di Dio, tuttavia il momento in cui questo dono raggiunge l'uomo, si diversifica: chi lo gusta già a un anno, e chi deve attendere i novant'anni. Nulla di più errato. Infatti la fede è un dono pari all'eredità. Come si viene al mondo ci troviamo addosso quell'eredità. La fede è come la vita. Anzi è compresa nella vita: ce l'abbiamo subito e senza far nulla per acquistarla.

  4. Come la vita, la fede può essere coltivata, ostacolata, soppressa. Quindi la fede, che è dentro le nostre cellule, non può esser persa, come inesattamente si ode dire. Invece la fede iniziale possiamo favorirla oppure ostacolarla, farla respirare, oppure soffocare.

  5. Gesù era del parere che la fede è un dono da sempre. Infatti egli consiglia di ritornare bambini per entrare nel regno dei cieli. Egli inoltre taccia di peccato colui che non crede, proprio perché tutti abbiamo la "facoltà" naturale del credere.

  6. La fede ereditata da nostro Padre, lungo la vita può affievolirsi, perfino molto. Cooperano all'affievolirsi della fede anche i genitori, la scuola, la società, i catechisti, i predicatori, gli amici e il salumaio.  

Da qui la necessità di essere vigili e di pregare per l'aumento della nostra fede.  

GCM, 03.03.02