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Caratteri

"Dice di essere un buon cristiano, e intanto ha un caratteraccio, che Dio te ne liberi!". È una lamentela che si ode spesso e che vorrebbe essere una condanna contro quei cristiani che hanno avuto in sorte un'indole non felice.

Accettiamo le critiche. Però perché la stessa critica non la si lancia anche nei riguardi degli agnostici e degli atei?
"Dice di essere un autentico ateo, ma che caratteraccio!". Ateismo, agnosticismo, cristianesimo sono strade che dovrebbero condurre, tutte!, a diventare uomini maturi.

Per fortuna Gesù ha promesso di salvarci, non di trasformare i nostri caratteri.  

Vi immaginate un S. Paolo di Tarso, iroso e focoso, diventare un agnello senza energie? Paolo non aveva un carattere felice, né prima né dopo la conversione: ne sapevano qualche cosa i colleghi apostoli. Però la sua focosità giovò a liberare i cristiani, a espandere la persona di Gesù nei paesi del Mediterraneo.

Per grazia di Dio, e per felice sorte nostra, Paolo ha mantenuto il suo caratteraccio.

Vi immaginate un Antonio di Padova, dal temperamento callente, diventare un collo torto sottomesso e passivo?

Vi immaginate un Francesco d'Assisi, assetato di avventure, rintanarsi in un romitorio? Francesco, il vecchio cavaliere, ha una gran voglia di andare in giro per l'Italia e per l'Europa, in Occidente e in Oriente.

L'unica soluzione ragionevole e gioiosa è quella di indirizzare il nostro carattere verso mete costruttive.
     Ma le regole comuni della società lo permettono?

GCM, 10.03.02