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Poesia e povertà

Non è piacevole presentare Gesù e Francesco d'Assisi alla nostra società. Non fu agevole a Gesù al suo tempo, né a Francesco a suo tempo.
    Gesù, dai suoi parenti, fu giudicato pazzo. Francesco stesso si definì pazzo. Persone fuori del normale.
    Un po' di pazzia - se non ci viene regalata da madre natura - l'abbiamo acquistata anche noi, da quando ci siamo impegolati con Gesù.

 Fatalmente è necessario essere fuori dai gangheri, per pretendere di immettere Gesù in questo mondo. Oggi il mondo è sottomesso pesantemente a due esigenze: il guadagno e la tecnica. Produrre soldi e invenzioni. Ci dimentichiamo che la produzione, tra i molti effetti, sta desertificando velocemente la terra, e che tra gli effetti della tecnica sono annoverate le bombe atomiche.

 Poi arriva quel pazzo di Francesco e propone povertà e poesia. Non ricchezza e tecnica, ma povertà e poesia.
    L'amore non si attua senza la povertà. Oggi si vede scambiare l'amore con il possesso.
    Possedere la "mia" donna, o il "mio" uomo. Possederne almeno il corpo (su pagamento o no), se non si riesce a possederne la mente, i sentimenti, l'anima. La gelosia è causata da un possesso deluso. La gelosia porta anche a uccidere la persona oggetto di gelosia. Chi uccide non ama. Il "mio" bambino, la "mia" mamma,…

 La pace non si attua senza poesia. È il cuore che avvicina persona a persona, nell'intuizione luminosa dell'altro. La tecnica potrebbe produrre una pace basata sulle armi (la pax romana e quella statunitense), solo l'amore guida i cuori a una pace interiore. La poesia ha sempre sfidato la tecnica, e quando ha vinto, ha prodotto felicità, quella felicità, che nessuna tecnica è in grado di creare.

GCM      29.09.02