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Augurio o realtà?

A Natale usa scambiare gli auguri, cioè a desiderare (forse pochi pensano a desiderare, quando fanno gli auguri!) per chi ci sta di fronte che gli accada solo del bene.

Per i cristiani già l'esser riuniti in preghiera, durante la liturgia, in canto, in partecipazione, è non mero desiderio di bene, ma usufruizione presente di bene, atto di Dio che abita e comunica adesso con noi. È inutile l'augurio, perché è preceduto dalla realtà.


Di fatto il vecchio "andiamo in chiesa" è annullato dal "facciamo chiesa". Se due si incontrano davvero nella fede in Gesù, nello stesso istante in cui si incontrano costituiscono la chiesa. La chiesa accade, quando tu e io ci incontriamo per inneggiare a Gesù, salvezza di Dio.

Costituire chiesa, è costituire il luogo dove Dio ha depositato la vivacità del suo amore e del suo dono. A Natale rinotiamo proprio uno dei momenti più intensi di Dio che ama: "Ha tanto amato gli uomini da dare il figlio".


I simboli di Natale, tra di noi popoli civilizzati e portati e vedere con occhio critico ogni evenienza, stanno riducendosi a due: il Bambino Gesù e il Babbo Natale. Vero l'uno, inventato l'altro. Il Bambino ci rivela realmente l'amore di Dio, il vecchio simboleggia astutamente l'opulenza dell'uomo. Invenzione amante di Dio che dona è il bambino. Subdola manipolazione commerciale il vecchio addobbato di rosso.

Noi, amando il bambino, ci raduniamo. Incontrandoci tra noi, l'altro mi rende chiesa, e io rendo chiesa l'altro.

Prima dell'incontro apparteniamo a un gruppo, denominato chiesa cattolica, durante l'incontro eucaristico realizziamo concretamente un corpo vivo, che si dedica al ricordo, alla lode, alla partecipazione.


Io sono quotidianamente riconoscente verso coloro che, nella Messa, mi fanno chiesa viva. Là dove Gesù attua il suo amore, che non solo salva, ma anche introduce nella famiglia di Dio, la Trinità.

Incontrandoci diventiamo segno e fucina dell'amore di Dio. Il Natale, che ci riunisce, è richiamo privilegiato di questo amore.


GCM, 27.12.03