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Incoerenza cattolica

Quando odo parlare di incoerenza, mi nasce il sorriso sulle labbra e negli occhi. Per due motivi, uno personale e uno sociale.

Personale: io prego il Padre di farmi un anziano sorridente. Le mie lamentele mi infastidiscono. C'è da sorridere, perché il Padre è sempre con me, perché posso non affannarmi per dover agire, perché vedo la inutilità e l'ingenuità per molte pretese di essere qualcuno mentre vedo la vita che dolce trascorre (ingenuità mia e soprattutto quella degli altri: Perché vi affannate?" - ci insinua Gesù nel Vangelo), perché scopro i motivi più reconditi dell'agire di quelle persone che mi circondano e che credono che io non m'accorga della loro stupidità e della loro ambizione...


Sociale. Quello personale è più divertente, mentre il motivo sociale è più serio.

La maggior parte delle volte in cui odo le accuse di incoerenza, queste sono lanciate contro i cattolici: "Quello va in chiesa, sì, ma poi..."

Sembra che gli unici incoerenti al mondo siano i preti, i frati, le suore e chi frequenta i sacramenti.

Chi riesce a citare un solo medico del tutto coerente con la medicina, un bottegaio coerente, un politico coerente? Stalin non è stato coerente con il comunismo, né Marx con il Marxismo, né Mussolini con il fascismo. Nessuno é coerente con ciò che professa di essere. Tuttavia il vocabolo "incoerente" viene usato pervicacemente contro i cattolici.


Eppure proprio noi cattolici siamo i più coerenti. Infatti siamo coerenti con la nostra idea che ogni uomo (e quindi anche noi) cade nell'incoerenza. Gli errori non ci umiliano più di tanto. Siamo talmente, e umilmente, coerenti con la nostra incoerenza da ricorrere spesso all'atto di dolore e alla confessione sacramentale.


GCM. 22.08.03