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Falsi fratelli

Chi sono i "falsi fratelli" che Paolo di Tarso ricorda nella lettera seconda spedita ai Corinzi (11.26)? Non gli ebrei, perché poco prima Paolo aveva accennato ai pericoli incorsi per causa dei "connazionali". Purtroppo i "falsi fratelli" erano coloro che si proclamavano cristiani, e che stavano distruggendo l'opera di Paolo, spacciandosi per "arci-apostoli", ossia superiori all'apostolo Paolo.

Falsi fratelli sono coloro che formalmente si presentano come autentici fratelli, che predicano perfino Cristo, ma non secondo la rivelazione e secondo la purezza del loro vissuto, ma secondo una dottrina appresa superficialmente e adattata alla loro protervia e distruttività.


Falso fratello è un convivente che distrugge la tua opera e mette i pali tra le ruote del tuo lavoro.

Paolo vedeva più in là di altri. La sua esperienza di conversione e il suo lungo ritiro (anni!) di meditazione gli consentirono di scoprire Gesù, cose che altri non riuscirono a vedere. Se leggiamo il Nuovo Testamento, non troviamo scritti così pregni di intuizioni come quelli di Paolo, se si eccettuano gli scritti di Giovanni.

Questo suo guardare avanti non garbava ai falsi fratelli. La loro perfidia aveva indovinato il modo per uccidere Paolo: impedirgli di agire nel settore che più lo interessava, cioè Gesù.


Falsi fratelli, che si dichiarano fratelli nella fede e dell'ideale, e invece dimenticano fede e ideale, quando si tratta di frenare il messaggero Paolo.

Paolo si difende, ma non cambia strada. Reclama la propria libertà d'azione e, per sentirsi rassicurato, cerca due attestazioni: l'approvazione di Dio, e l'affetto di coloro che, avendolo compreso, accettano il suo lavoro e gli dimostrano riconoscenza e amore: veri fratelli.


GCM 03.08.03