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I Saraceni

Nella vita di S. Francesco, il Santo amato da molti a cominciare dal Papa, troviamo un cambiamento, che fa parte della catena delle sue progressive conversioni. Infatti i santi non sono perfetti fin dal grembo materno, come spesso si legge nella loro biografia, ma sono persone che si convertono di giorno in giorno: la loro vita è una progressiva dinamica della conversione. Altrimenti poveri noi: per noi non ci sarebbe speranza.

S. Francesco, per esempio, si convertì alla povertà, dopo aver iniziato un contatto con i poveri e con i lebbrosi. Ebbene, sulla linea delle graduali conversioni di Francesco scopriamo la conversione riguardo all’Isalm.

In un primo tempo Francesco considerò l’Islam, come una fabbrica di martiri cristiani, e desiderava entrare tra i Muslim per ricevere il martirio. Poi andò realmente tra di loro (è noto il suo dialogo con “il Soldan superbo”, come scrive Dante), parlò con loro, si accorse che non tutti erano pesecutori e carnefici, ma uomini come ogni cristiano. E, nei suoi scritti posteriori a quegli incontri, troviamo un suo diverso modo di prendere contatto con il mondo islamico.

Egli quindi prescrisse ai suoi: “Quando vanno per  il mondo, non litighino ed evitino dispute di parole [quindi polemica, controversie e apologetica], ma siano miti, pacifici e modesti, mansueti e umili, parlando onestamente con tutti, come si conviene” (Rb III). Inoltre: “Quei fratelli che, per divina ispirazione, vorranno andare tra i Saraceni e tra gli altri infedeli, ne chiedano il permesso ai loro ministri. I ministri poi non diano il permesso a nessuno, se non a quellli che riterranno idonei a essere mandati” (Rb XII).

Ecco i due modi di considerare gli eslamici: persecutori o fratelli. Anche oggi, purtroppo esistono queste due categorie. Noi, per conoscere invece gli islamici da vicino, come Francesco, li incontriamo da fratelli, che, pur con diversa accezione, proclamano Gesù, vero profeta.

08.10.13