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Francesco riformatore

   Odo continui lamenti, interminabili geremiadi sul peggioramento e sulle disfunzioni della nostra società e della nostra chiesa. E, a quanto ho sempre udito, tutti sanno quello che dovrebbe fare il Governo, l’ONU e il Papa, dopo esser stati aspramente redarguiti. Insomma in ognuno di noi alberga un Catone censore.

S. Francesco sentiva sulle sue spalle di agiato commerciante il peso di quella ricchezza che opprimeva i poveri e che faceva pullulare nell’Europa i movimenti pauperistici; i quali, per combattere la ricchezza corruttrice, per prima cosa si scagliavano contro i signorotti, sia politici che ecclesiastici.

In quest’ultimo caso, buttavano il bambino con l’acqua sporca, unendo la ribellione alla fede con la ribellione alle strutture corrotte. Sono gli errori e le sviste tragiche delle indignazioni urlanti.

S. Francesco non promosse ribellioni, come Valdo o Arnaldo da Brescia. Trovandosi dalla parte degli sfruttatori, decise di abbandonare tale collocazione, per riformare semplicemente solo se stesso. Egli non mosse come mestatore, populista (i populisti sono e restano ricchi!) oppure demagogo. Pensò solo a farsi penitente e povero, per correggere se stesso.

La sua conversione fu sincera, tanto convinta da essere prima notata, poi lodata e infine seguita. All’inizio da pochi, per poi espandersi tra la popolazione cristiana e anche tra quella musulmana. L’Europa tutta lentamente entrò in fermento, e cambiò molte delle sue storture. Il bene, infatti, se autentico, contagia e si espande, non con la propaganda, ma con la forza del cuore e dello Spirito Santo, sempre operante nel cuore di chi ama il bene e lo vive.
Perciò, per cambiare davvero il mondo, meno demagoghi e più penitenti.

GCM 04.10.12