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Casta e quadri

Chiesa o scacchiera? Famiglia di Dio, o congegno organizzativo? E i preti: impiegati e funzionari, o fratelli che amano prodigandosi?

Quando vedo un parroco che si sposta di qua e di là, senza radici; oppure i vescovi prestati qualche anno a un territorio e poi spostati in altro territorio, mi chiedo a quale logica si obbedisce. L’amore per le persone, o la danza per i posti?

Poi si ha il coraggio di indicare il curato d’Ars, come esempio di santità sacerdotale: lui che posto in un paese marginale, ebbe l’agio e il coraggio di dare tempo al tempo, per far rifiorire nella fede un gruppo di gente sbandata.

Come può un povero prete, conoscere e amare le persone, se rimane cinque anni in un paese di cinquemila persone?

Francesco girava molto per il mondo, per parlare ovunque di Gesù. Non fu un parroco, nemmeno sacerdote. Fu araldo. E quando attorno a sé trovò delle persone, che desideravano vivere come lui, all’inizio rifiutò di stilare regolamenti o quadri organizzativi, perché  vivere il Vangelo, per lui e per i suoi era più che sufficiente. Poi anche lui, per dimostrare di essere cattolico, dovette obbedire alla casta e stilare una regola. La fedeltà, la voglia di Vangelo, dovette diventare uno scritto.

Comunque questo è il destino di ogni gruppo che si sta formando. Poi, anche nel francescanesimo, accadde ciò che, macroscopicamente, era accaduto al popolo di Israele, dove la legge dominò lo Spirito.  Da quel dominio Gesù ci ha liberati, perché finalmente restassimo liberi.

Eppure anche quelli della casta affermano che l’amore deve restare superiore alla legge, quando poi la legge spesso imprigiona lo spirito.

GCM 17.10.12