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L’utile maggiore

La maggior parte delle nostre convinzioni non  nascono dalla logica dell’intelletto, bensì dall’utilità o dal comodo, che noi perseguiamo.

Gesù spesso raffronta le esigenze del Regno, con l’utilità che ne ricaviamo. La prima utilità è la vita eterna.

Perciò le parabole del mercante che trova il tesoro, del figlio che ritorna a godere dei beni perduti, della vedova che riceve giustizia, e altre.

E noi seguiamo Gesù, perché con lui il nostro amore si salva e la nostra vita non andrà dispersa. A differenza delle convinzioni di altri, noi troviamo che è infinitamente utile e vantaggioso per noi, essere convinti che la nostra utilità umana e spirituale è “stare con Gesù”.

Forse anche le scelte più alte sono dettate dall’utilità che esse presentano.

Alcuni compiono scelte per il comodo e per l’utilità di piccolo respiro. Altri, illuminati dallo Spirito, riescono a guardare più in là, quasi con uno sguardo lanciato nell’infinito.

Le convinzioni si misurano nella distanza dello sguardo. E lo sguardo infinito si basa su utilità infinite, quelle che corrispondono ai bisogni (e alle comodità) più intime e più essenziali della vita.

Quasi che le convinzioni siano dettate dal maggior comodo, che le persone cercano.

Quanto più una persona proclama le proprie convinzioni, tanto più esprime ciò che le fa comodo. Il gridare a squarciagola le convinzioni non esprime un ideale alto e quasi astratto, ma indica una utilità e un comodo, assai vicini e pedestri.

Il merito vero consiste nella scelta del bene che si persegue, soprattutto se esso comporta sacrifici e sangue.         

GCM 13.11.10, pubicato 08.01.11