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A pranzo

E’ facile che io esca arricchito da un pranzo in compagnia. Uomini e donne parlano e parlano (soprattutto alla fine del pasto) e io rifletto su ciò che dicono di sciocco, sui loro comportamenti. Loro parlano e io rifletto. E ciò mi arricchisce ed esco dal pranzo con il mio silenzio, le mie poche parole, e le mie riflessioni.

Vedo, per esempio, il dispendio enorme di parole per dire nulla o banalità; la fiumana di parole per creare un sipario dietro il quale nascondersi; la vanità per mostrarsi intelligenti solo attraverso battute da pavone; la menzogna nel lodare una persona, della quale qualche minuto prima erano state dette peste e corna. Insomma un’enciclopedia di parole per nascondere o per negare la verità.

Qualche volta, accorgendosi che è presente un annunciatore del Vangelo, per non lasciarmi in silenzio, qualche persona arrischia una domanda che sfiora il Vangelo. Solitamente è una domanda critica e periferica: “Perché il Papa dice...? ” Perché i preti non si sposano?” “Perché la Chiesa è arretrata e omofobica?” ecc.

Le obiezioni, che sono sempre le solite e superficiali, svelano l’ossessività, o la paura, o la leggerezza, o la dipendenza dal giornale a cui si è affezionati, l’appartenenza a un partito o ad una ideologia, ecc.

Però qualche volta le domande sono alla ricerca della verità: “Gesù ha detto...”. Il nome di Gesù raddrizza ogni discorso e suscita il bisogno e la gioia di parlare veramente d’amore e di salvezza.

Durante ogni pranzo può accadere il ripetersi di Betania. Gesù parla, anche attraverso me, e Maria ascolta.

GCM 19.08.11, pubblicato 22.11.11