Le persone deboli si reggono attraverso la maschera. Più la persona è fatiscente, più si cura la maschera.
Le persone debolissime si identificano talmente con la propria maschera, che si credono la maschera stessa, fino a cadere nella convinzione paranoica di essere ciò che la maschera mostra.
Tra le persone deboli mascherate, eccellono i professionisti che si credono valere perché preti, avvocati, medici o psicologi. Essi devono rinforzare continuamente la maschera, per non mostrare il re nudo.
Quando cade la maschera dello sbruffone o del professionista, è immediatamente alle porte la depressione o il suicidio.
“Lei non sa chi sono io! Ho tre lauree!”
Sì, è vero. Ma io voglio sapere chi sei tu, non di quante lauree ti fregi e ti vanti.
La nostra società cura le maschere. La gente cerca la maschera. Ha talmente necessità di avere un idolo, che appena può affibbia una maschera al primo che ci sta. E questi si fa forza della sua maschera di salvatore, così che a un certo punto diventa ciò che la gente (e gli adulatori) vuole. Poi viene il bunker a Berlino o Piazza Loreto a Milano.
C’ è anche la professione del comico che, per suscitare risa, denigra e umilia se stesso canzonandosi in pubblico. Più maschera mascherata di questa è difficile trovare.
Quanta distruzione in chi si fida della propria maschera, e quanta distruzione perpetra attorno a sé.
E’ perfino mascherata la persona che si mostra modesta. Anche il barbone.
Solo Dio è verità, solo davanti a lui possiamo svestirci delle nostre maschere.
GCM 03.01.11, pubblicato 28.02.11