HOME

Home > Societa' INSIEME > Articoli 2011 > Guardare al sud

Guardare al sud

Di fronte alla situazione del sud della Terra, di questa pallina, non ancora del tutto raffreddata, che circola nell’immensità dell’universo, noi siamo semplicemente sgomenti. Parlo della situazione socio-economica, politica e religiosa. Povertà e spiritualità, angoscia di vita e sublimazione dell’emotività.

Spesso mi sembra che la nostra scienza, la nostra fede e la nostra spiritualità si concentrino su un optional dell’esistenza e non sull’esistere stesso. La nostra spiritualità si sta confinando nell’accademia, non solo nell’opporsi alla materialità adorata dal materialismo (diventato ideologia dove è scomparsa la povertà), ma anche allo spirito che anima la religiosità, povera e ardente, che si sviluppa nel sud della Terra.

Per noi occidentali, infettati da secoli di razionalismo e astrattismo (perfino la ricerca del concreto è attraversata dal razionalismo!), il vivere l’esperienza come dono alla nostra umanità, è divenuto grave, quasi una minaccia al nostro equilibrio psichico e spirituale.

Le tensioni, che crediamo benefiche e filantropiche, a portare il nostro benessere nel sud del mondo, quando questo le reinterpreta secondo i suoi parametri di sensibilità, diventano minacce a un vivere più autentico, proprio perché più primordiale (come noi pretendiamo di definirlo).

Eppure la rinascita e la continuazione della vita, non si nasconde nelle nostre centrali atomiche o nei festini pieni di sessualità sterile. La vita è là, dove la vita è semplicemente vissuta, senza i fronzoli del nostro, per quanto bello, sapere, e le nostre inutilità cosiddette civili.

GCM 17.3.11, pubblicato 24.05.11