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Sì e no

Due affermazioni, banali e profonde, circolano e attraversano la terra: “Al di là di ciò che vediamo non c’è più nulla” – “ Ci deve pur essere qualche cosa, al di là di ciò che vediamo”. Chi ha ragione?

Le due affermazioni non sono inutili. Perfino chi non le pronuncia. Le incarna: infatti incontriamo sempre chi vive e opera ammettendo un “al di là”, e chi vive e opera, sicuro che al di là e dopo non c’è nulla. Le due affermazioni basilare possono essere eluse con il non pronunciarle con le labbra. Ma il vivere concreto non le scansa, anzi, voglia o non voglia, le incarna quotidianamente.

Il confine reale, che separa in due gruppi gli uomini, non è il sesso (uomo-donna), non la politica (liberismo-statalismo, destra-sinistra), non il colore della pelle ... È il vivere con la convinzione che tutto si gioca qui e ora senza altri riferimenti, oppure il vivere con la convinzione che “oltre c’è qualche cosa o qualcuno”. La separazione, provocata da quel confine è insanabile. Su tutto il resto ci si può accordare oppure si riesce a raggiungere un compromesso. Su questa separazione non si può tentare neppure un compromesso. anche se nutriamo soltanto il dubbio sull’esistenza del dopo, questo dubbio non può andare a braccetto con il dubbio della non esistenza del dopo.

Eppure l’affermazione del “non c’è più nulla oltre ciò che vediamo” trova ostacoli - per diverse motivazioni -  nella scienza, nella filosofia, nella religione.

La scienza scopre ogni giorno qualche cosa “oltre ciò che vediamo”.

La filosofia, per non tradire se stessa, deve chiedere almeno “Perché esiste l’affermazione che non c’è nulla oltre ciò che vediamo”, ponendosi “oltre e fuori quest’affermazione stessa proprio von il trasformare in oggetto esterno alla propria domanda, quindi oltre la domanda propria o degli altri.

Questi due temi affiorano anche nel commento delle citazioni isaiane.

Neppure la religione esaurisce ogni realtà, perché essa è in un continuo rimando, quindi verso l’oltre. Ed ecco che oltre la religione si radica la fede, che illumina di eterno la stessa religione. Neppure la fede è esaustiva: essa spinge e vedere oltre, a vedere le cose, ma solo come riflesso.

Il tutto si completa nella visione di Dio, visione che per essere “completa” si abbandona all’”infinito”.

La domanda sull’oltre non sfugge a nessuno , a nulla.

FCM 1998 - 2011, pubblicato 29.07.11