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Povera autoreferenza 2

     L'uomo è limitato e debole: non può trovare pa propria sicurezza, riferendosi soltanto a se stesso. Perciò destano tristezza, e forse pena, le psicoterapie che pretendono di guarire le persone conducendole a nutrire una grande sicurezza in se stesse.

     Mi chiedo: queste psicoterapie sono attuate da psicoterapeuti, che, per essere sicuri, si aggrappano disperatamente all'indirizzo della propria scuola o all'appoggio dei supervisori, che a loro volta devono tappare le falde della propria insicurezza. C'è perfino lo psicoterapeuta che proclama ingenuamente, ingannando se stesso, di essere arrivato al di là del bene e del male!

     Proprio all'aggrapparsi alla proprio scuola si applica la tendenza all'autoreferenza. Infatti il preteso affermare la propria adesione più o meno dogmatica all'autoreferenza del proprio metodo tecnico o scientifico, alle esigenze, alle esigenze del mercato o della produzione, alla sovranità della politica o della religione è un trasferire la debolezza dell'autoreferenza umana, verso le opere di quel debole che è l'uomo.

     Scienza, tecnica, mercato, produzione, pollitica, religione e quant'altro, sono opere dell'uomo. In esse egli versa se stesso, le proprie doti e i propri limiti.
     L'autoreferenza della scienza (che resta pur sempre un'attività umana e non una magia!) pretenderebbe di condurre gli scienziati a rispondere soltanto alle esigenze della scienza, elevata a livello di assoluto. La Scrittura avverte: "Adorano un Dio, creato dalle loro mani!".

     Anche l'autoreferenza religiosa è un prodotto umano: la religione non è un referente assoluto, che viene riverito dai talebani o dai cristiani. Anche la religione è opera d'uomo. Essa si regge e ha valore solamente se il suo referente è Dio. Meglio ancora, se è un Dio che si rivela.

     Sicurezza possibile, per noi cristiani, non è il riferirci alla nostra "religione", ma alla fede.

GCM      27.08.01