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Pesi

Tutti noi, nel rialzare una persona caduta a terra, abbiamo notato una differenza sostanziale. Il caduto che collabora con noi nell'alzarsi, è più leggero del caduto che si lascia andare a corpo morto. Il primo è dinamico, il secondo è statico e pesante.
    Altrettanto avviene nell'accompagnamento spirituale: chi si abbandona al "direttore spirituale" diventa un peso morto, che - alla fin fine - non sa camminare se non a forza di spinte (quando addirittura non indietreggia). Chi invece tenta, cade, ritenta, inventa, anche se abbisogna di un "accompagnatore", non trasforma questi in un bastone di sostegno o in una carrozzella automatica.

     Altrettanto avviene inoltre in psicoterapia. Chi accede allo psicoterapeuta spinto da parenti o dagli amici, oppure -sfiduciato- ha rinunciato a camminare, riesce a boicottare anche la terapia: è un peso morto. La frse emblematica di chi non si muove è: "Che cosa devo fare?".

 Significa che la grana la si infila nella mano del terapeuta. Il quale si pretende che tolga le castagne dal fuoco, scottandosi le mani al posto del cliente.

La persona attiva, che vuol collaborazione ed evita l'umiliazione di essere carrozzellato, dice già dal primo incontro: "Ho questo problema, ho tentato questa soluzione, mi sono dato da fare. Però qualche cosa, che non conosco, si è inceppata. Mi aiuta Lei a vederci dentro un po' più chiaro?".

Le persone passive non sono motivate. Quelle attive sono motivate e corrono, perché collaborano.
    È possibile (poiché è necessario e auspicabile) che anche le persone demotivate si diano una mossa?

GCM       08.10.02