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Sgorbi

Un bambino di tre anni mi mostra un suo elaborato grafico. Io, adulto, benpensante ed esteta, dichiaro: è uno sgorbio!.
    Per il bambino non è uno sgorbio, ma il più alto risultato della sua presente bravura nel disegno. Egli ha impiegato tutto il suo senso artistico, e ha affidato al segno grafico le proprie intenzioni.
    "Che cosa sono quei due segni?"
    "È il gatto!"
    La fantasia è attivata, quindi, e la mano esprime un concetto.

L'alunno, ai primi inizi dello studio della musica, ha indovinato le note di una melodia. Io, da maestro, giudico uno sgorbio quelle quattro note, non ritmate, che terminano in sottodominante.
    Per quell'alunno invece è una prima conquista, l'assicurazione che anche lui è capace di "far musica".

Passeggio vicino a un vecchio castello semidiroccato a rudere. Per me il tutto è un ammasso di vecchie pietre, insignificanti: uno sgorbio, che - come hanno fatto alcuni miei conoscenti di recente - deve essere raccattato e buttato via. Per uno storico o per un archeologo quello "sgorbio" è un prezioso documento.

Sotto questo aspetto ciò che agli occhi di "chi sta fuori" certe manifestazioni sono sgorbi, mentre per "chi è dentro" sono preziosità.

Gesù fu uno sgorbio autentico. Sgorbio da cancellare, visto dall'esterno, da chi non godeva della sua intimità e della sua sensibilità. Anche oggi molti guardano con compassione il Gesù di allora e il Gesù di oggi, penetrato nelle nostre carni di credenti. Per i superficiali Gesù era un po' toccato.
    I suoi "sgorbi" si chiamano "vita eterna, divinità, assunzione", tutte cose schifose per certi benpensanti.

GCM 29.11.02